Nell’inchiesta non c’è una riga che accosti la mia persona alla “questione” del Keu

Nelle migliaia di pagine agli atti dell’inchiesta appena conclusa non c’è una riga che accosti
la mia persona alla “questione” KEU.
Inoltre, come era naturale e prevedibile, l’indagine della Procura di Firenze ha accertato
come non mi sia intascato neppure un euro nè abbia percepito altre utilità per avvantaggiare privati
nello svolgimento della mia attività legislativa di consigliere regionale.
Vengo tuttavia raggiunto oggi da un’accusa diversa, e comunque meno grave, anch’essa –
come quella originaria- priva di qualsiasi fondamento. 
A tal fine viene rispolverata una norma di 70 anni fa! Ma nelle sedi opportune, con l’evidenza
dei fatti, anche questa accusa cadrà.
L’emendamento di cui sono stato cofirmatario e che fu approvato senza voti contrari dal
consiglio regionale, in un momento in cui non si parlava di elezioni e le liste con le candidature
erano di là da venire, è stato frutto di una libera attività politica. Il suo contenuto, che comunque è
diverso dall’interpretazione che ne viene data dagli inquirenti, non presenta alcun profilo di illiceità.
L’iter di presentazione in aula ha seguito una delle varie modalità previste dai regolamenti, come
confermato da chi in quel momento presiedeva l’aula.
Gli effetti che da quella modifica normativa sarebbero scaturiti non erano ad personam, ma
avrebbero risposto a questioni che provenivano dal territorio e dalle categorie sociali che vi
operano e con le quali la politica non può non interfacciarsi, se non vuole tradire la sua funzione.
L’equiparazione che si vuol fare con chi, in altri contesti, distribuiva pacchi di pasta o paia di
scarpe agli elettori per ottenere il loro voto è davvero incredibile e sarà confutata nel prosieguo del
procedimento.
Sono fiducioso in un esito che vedrà riconosciuta la mia piena estraneità agli addebiti che
oggi mi vengono contestati.

Andrea Pieroni

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