Camere di Commercio, chiediamo accorpamento volontario

Torno ad occuparmi delle fusioni delle Camere di Commercio, dato che la questione è ancora aperta ed attuale, anche alla luce del pronunciamento della Corte Costituzionale. Il Consiglio regionale ha approvato una mozione, che ho promosso insieme ai colleghi del Partito Democratico che impegna la giunta regionale ad attivarsi con il nuovo Governo al fine di ripensare la normativa che prevede l’accorpamento perché le fusioni, come ho detto più volte, dovrebbero avvenire su base volontaria e per omogeneità territoriale e non per obbligo di legge. È fondamentale rendere volontari i processi di accorpamento e ridefinizione delle Camere, considerando le peculiarità economiche delle diverse aree interessate.

Con la rideterminazione delle circoscrizioni territoriali delle Camere di commercio che ha portato ad accorpamenti o creazioni di nuovi enti, spesso, si sono messi insieme territori con vocazioni socio economiche molto diverse tra sé. È il caso, ad esempio, della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest di cui fanno parte le ex Camere di Pisa, Lucca e Massa Carrara: un’area vasta e densamente industrializzata che include settori molto diversificati fra loro quali: cartario, pelletteria, conciario, calzaturiero, marmo, metalmeccanico, farmaceutico, nautico, turismo. È necessario superare la stagione politica nella quale si pensava che l’efficienza del sistema pubblico si realizzasse solo accorpando ed abolendo enti o livelli di governo locale. Le Camere di Commercio non pesano sulla spesa pubblica, perché vivono solo grazie ai contributi versati dalle imprese

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